Nike di Samotracia
II sec a.C. Parigi,
marmo, Musée du Louvre, Parigi.
La vittoria alata,
divinità greca, colta probabilmente nell’atto di spiccare il volo, si slancia
in avanti cercando di contrastare un forte vento che gioca con i suoi abiti,
facendoli aderire con forza al bellissimo corpo femminile, mentre i panneggi
rendono la leggera trasparenza della stoffa che fa intravedere i seni
prorompenti e le curve morbide del suo ventre.
Laocoonte con i figli
Agesandro, Atenodoro e Polidoro di Rodi, 175 - 150 a.C., marmo, Musei Vaticani, Roma.
Questo gruppo scultoreo rappresenta una scena drammatica, descritta nell'Eneide, che racconta una delle crudeli e frequenti punizioni degli antichi dei contro gli uomini. Il sacerdote troiano Laocoonte colpevole di essersi opposto all'ingresso del cavallo di legno in cui si nascondevano i soldati greci nella città di Troia, viene punito dagli dei che, vedendo ostacolati i loro progetti di distruggere la città, mandano due giganteschi serpenti marini a soffocare lui e i suoi due figli.
La scultura ellenistica è caratterizzata dalla ricerca di un realismo estremo anche nel riprodurre i sentimenti umani e in questo caso la sofferenza della lotta disperata tra l'uomo e la bestia. Nel 1506, quando l'opera fu riscoperta, il modo in cui i muscoli del tronco e delle braccia rendono lo sforzo fisico, ha sconcertato e provocato ammirazione tra gli amanti dell'arte dell'epoca.
Ratto di Proserpina
Gian Lorenzo
Bernini, 1621 – 1622, marmo, Galleria Borghese, Roma.
La storia, tratta
dalle Metamorfosi di Ovidio, narra che il dio degli inferi, Plutone, durante
una visita sulla terra intravide la bellissima Proserpina e «si precipitò verso di lei, che, scortolo,
così nero e gigantesco, con quegli occhi di fuoco e le mani protese ad artigliarla,
fu colta dal terrore e fuggì leggera assieme alle compagne... Il dio dell'Ade,
in due falcate le fu addosso e l'abbracciò voracemente e via col dolce peso;(…)».
La madre della
fanciulla, Cerere, dea della terra e della fertilità, disperata per la scomparsa
di Proserpina, chiese invano a Giove di far ritornare la figlia dagli inferi.
Al rifiuto di Giove, fece calare una grande siccità sulla terra, finchè ottenne
la liberazione di Proserpina per sei mesi all’anno. I restanti sei mesi,
Proserpina doveva ritornare negli inferi mentre sulla terra cadeva il freddo e
il gelo a causa del dolore della madre.
Bernini scolpisce
un potente Plutone mentre abbraccia “voracemente” la bella Proserpina per
rapirla. Le mani del dio affondano sulle cosce della fanciulla e il marmo con
le quali sono fatte si trasforma in modo così naturale sotto la forza del suo
gesto, quasi fossero di carne viva.
Amore e Psiche giacenti
Antonio Canova, 1787/1793,
marmo, Louvre, Parigi.
Questo mito
racconta la storia della giovane mortale Psiche, che diventa sposa a sua
insaputa del divino Cupido, il quale si innamora della sua indescrivibile
bellezza che scatenerà la gelosia di Venere. Istigata dalle invidiose sorelle,
Psiche scopre la vera identità del suo sposo e viene costretta a superare delle
prove per ottenere l’immortalità e ricongiungersi con il suo Amore. Superate le
prove Psiche diviene una dea e sposa Cupido.
Canova rappresenta
la dolcezza dell’attimo subito precedente al bacio, mentre Cupido contempla con
amore il volto di Psiche e i loro corpi giovani e perfetti, secondo i canoni
dell’estetica classica, si intersecano in un abbraccio eterno. Un momento
carico di tenerezza e di tensione in una sorta di equilibrio tra sentimento e
passione carnale.
Aetas aurea (Donna con bimbo)
Medardo Rosso, 1886, cera, Gam, Torino.
L’Età aurea rappresenta l’attimo felice di una madre (la moglie
dell’artista) mentre abbraccia il loro figlio. I due volti quasi si fondono
nell’abbraccio ed è la luce ad avere il compito di dare forma e significato
alla materia. Il risultato finale è l’impressione di un momento passeggero e
autentico catturato alla quotidianità. Il linguaggio immateriale delle sculture
di Medardo Rosso esprime la condizione interiore del soggetto e l’atmosfera che
si crea attorno alle sue sculture trasmette i sentimenti umani più profondi.
Il bacio
Auguste Rodin, 1888-1889,
marmo, Musée Rodin, Parigi.
L'opera raffigura
la sventurata unione tra Paolo e Francesca, narrata nel V Canto della Divina
Commedia di Dante. La coppia rappresentata nel momento precedente al bacio, è
nuda e seduta su una roccia. Percorrendo l’opera con lo sguardo, vediamo che i
due corpi si toccano e si uniscono con un erotismo che fece scandalo all'epoca.
Secondo Rodin l’opera era conclusa nel momento in cui il fine artistico fosse
stato raggiunto. Grande studioso appassionato di Michelangelo, le sue statue
non sono mai rifinite esteriormente ma preferiva lasciare allo spettatore la
conclusione dell’opera.
L’aviatore
Arturo Martini, 1931/1932,
terra refrattaria, collezione privata.
L’Aviatore è stato
esposto per la prima volta alla Biennale veneziana nel 1932 e non è stato
ampiamente apprezzato proprio perché era molto lontano dalle opere che celebravano
il regime fascista e l’eroismo delle imprese dell’aviazione italiana.
Martini raffigura
un nudo maschile che sfida la gravità poggiando a terra in un solo punto
invisibile e stando in un equilibrio apparentemente precario. I muscoli del
corpo, le gambe tese in avanti, la testa all'indietro e i pugni stretti, emanano
una forte energia. Lo scultore vuole rappresentare il volo simbolico, carico di
ebbrezza e determinazione. I personaggi di Martini assumono una forma arcaica
ed essenziale, e il riferimento ai miti del passato viene fuso in una visione
più umana, vicina ai sentimenti più semplici.
Re e
Henry Moore, 1952/53, bronzo, Glenkiln Sculpture
Park , Scozia.
Una coppia solenne esaltata
nell'immensità dello spazio aperto del parco dove è stata collocata. Il
soggetto dell’opera non è ispirato ad un modello, ma è venuto fuori per caso
mentre l’artista giocava con un
piccolo pezzo di cera. Il risultato potrebbe essere inconsciamente collegato al
fatto che in quel periodo Moore leggeva spesso storie di re, regine e
principesse a sua figlia Mary.
I personaggi hanno un taglio primitivo e la materia è concepita per
sintesi, acquisendo una propria unicità. Gli scultori moderni non vogliono più
semplicemente copiare il reale, ma vogliono creare qualcosa che non esisteva
prima e che sentono essere più reale dei soggetti della propria esistenza.
Torso dei Pirenei
Jean Arp, 1959, gesso, Staatsgalerie, Stoccarda.
Le sculture di Arp partono dall'osservazione della realtà che viene però idealizzata in forme sempre più libere ed essenziali. Il Torso dei Pirenei è un'opera di estrema purezza e sensualità, nella quale il marmo ben levigato infonde energia e movimento. Soggetto e metamorfosi si sovrappongono, senza mai arrivare a forme completamente astratte, ma anzi molto vicine al mondo naturale.
Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969
Alighiero Boetti, 1969,
cemento e farfalla, collezione privata.
La sagoma di un
corpo umano formata da blocchi di creta essiccata al sole su cui è impressa la
mano dell’artista, è stesa a terra. Sul petto, appena visibile, è appoggiata
una farfalla delicata, che contrasta con il pesante cemento. Due elementi che
entrano in opposizione: il duraturo con il fragile, stabile e instabile,
immagine dell’uomo e della sua relazione con il mondo circostante.
It
is, It isn’t
Tony Cragg, 2010, marmo, collezione privata.
è una scultura che si sviluppa verticalmente,
strato dopo strato, i cui lineamenti alludono a volti, corpi in continua
evoluzione. L’opera gira vorticosamente su sé stessa, trasforma costantemente i
punti di vista, si modella davanti agli
occhi dello spettatore. La scultura secondo Cragg è “pensante”, può rivelare
quello che c’è o non c’è ma potrebbe esistere e ci sfugge. L'intenzione
dell’artista è quella di creare relazioni nuove tra il mondo materiale delle
sue sculture e le persone, per questo i suoi lavori sembrano mutare
continuamente nello spazio trascinando con sé l’immaginazione del visitatore.
« Quando qualcuno dice: questo lo so fare
anch'io, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
»
(Bruno Munari,
Verbale scritto, 1992)
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